CONTESTO
IL FENOMENO MIGRATORIO, REGOLARE E IRREGOLARE,
VERSO IL MEDIO ORIENTE
L’Etiopia è un Paese di origine, destinazione e transito di flussi migratori misti e complessi, che riguardano migranti regolari e irregolari. La rotta orientale verso i Paesi del Golfo, attraverso Gibuti e la Somalia è la più rilevante. È stato stimato che più di un milione e mezzo di etiopi vivono all'estero come migranti e rifugiati e che oltre duecentomila donne sono impiegate come lavoratrici domestiche in Medio Oriente (RMMS, 2014; Habtamu, et al., 2017; DIIS, 2020). Il 60% dell’intero fenomeno migratorio è caratterizzato da donne, e il tasso aumenta a 68, con riferimento al solo flusso verso il Medio Oriente (Kuschminder and Siegel, 2014). Come documentato da numerosi studi, la maggior parte degli etiopi ha emigrato attraverso canali irregolari, affrontando viaggi pericolosi, esponendosi a rapimenti, a rapine, ad aggressioni fisiche e sessuali e persino alla morte. Uno studio ancora più recente rivela che oltre il 70% dei returnee etiopi passati dallo Yemen è stato testimone o ha subito forme estreme di abusi fisici e psicologici. Gli etiopi che migrano in Medio Oriente in modo legale per ragioni di lavoro si stima che non rappresentino più del 40% del totale mentre i restanti migranti (60%, secondo fonti RMMS, 2018) sono vittime di tratta o introdotti clandestinamente da trafficanti, con lo scopo di sottoporli a lavoro forzato e alla tratta a fini sessuali.
Il progetto MAPS interessa tre aree urbane limitrofe costituite dalle città di Chiro (Oromia), Dire Dawa e Harar. Le tre città si trovano lungo una delle arterie principali del Paese, quella che conduce a Gibuti, e sono quindi luogo di partenza per migrazioni dirette (ma non solo) verso i paesi del Golfo, la cosiddetta rotta dell’Est.